Il lavoro che forse verrà

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Sommario: 1. Introduzione. 2. Il Quadro occupazionale. 3. Elementi di riflessione. 4. I nuovi scenari introdotti dal Jobs Act. 5. Considerazioni conclusive.

1. Introduzione

Fateci caso1: sono molti anni che si creano nuove tipologie di lavoro atipiche e, parallelamente, si fanno interventi correttivi a causa degli effetti che generano. Ma se si corregge la precarietà che si trova non si capisce perché se ne produca dell’altra, comunque. È stato un continuo inseguimento tra riforme e controriforme che edificano e contrastano istituti contrattuali, allargano e restringono le interpretazioni, ostacolano o favoriscono certi comportamenti, sostenendo o combattendo la piega che certe norme prendono nella pratica. Marocco2 parla di ansia da prestazioni del riformismo nell’ambito del lavoro. Il Legislatore pare Penelope che disfa la notte la tela composta di giorno, con un inconcludente lavoro di riscrittura, di cambi di direzione repentini e numerose eccezioni e concessioni, avviluppandosi tra monitoraggi incompleti e valutazioni temerarie. Parafrasando W.H. Auden “alla maggior parte dei Governi piace leggere le proprie riforme”.

2. Il quadro occupazionale

La leggenda – che si perde nella notte dei tempi dei primi anni ‘90 – vuole che in origine il mercato del lavoro fosse troppo 3 rigido e fosse necessario renderlo adattabile a esigenze produttive sempre più mutevoli. Come? Si pensò di iniziare dal lavoro: prima mutuando l’istituto anglosassone del lavoro interinale e poi creando il famigerato ossimoro collaborazioni coordinate e continuative. Si è poi sostenuto l’apprendistato come regina viarum per la transizione dalla scuola al lavoro ma, nonostante molteplici concessioni e varie rivisitazioni della regolazione dell’istituto, gli esiti delle trasformazioni sono stati modesti e gli usi al limite (e oltre) della ratio legis. In breve sono diventate endemiche anche le Partite IVA fittizie. La reazione è consistita nel contrastare le prestazioni autonome parasubordinate ed eterodirette.
Per far fronte ad esigenze temporanee (non estemporanee) delle imprese si è prima introdotto e poi liberalizzato il tempo determinato, tant’è che ormai, con l’ultimo intervento del Governo, è un fattore di produzione sostituto perfetto del tempo indeterminato. Per le esigenze episodiche si è previsto il lavoro a chiamata o il lavoro condiviso e, anche in questo caso, si è notato un diffuso abuso per cui si usano questi contratti per attività ricorrenti o pianificabili e non si corrispondono le indennità di disponibilità. Si sono introdotti i voucher, originariamente per far emergere il nero nelle attività informali (baby sitter, badanti, colf, ecc.) e poi autorizzati in maniera indifferenziata per tutti gli impieghi. Possiamo aggiungere il parttime involontario, spesso mera foglia di fico per pagare in parte in nero il lavoratore. Un noto dipinto di Mondrian rende in maniera sorprendentemente fedele le proporzioni in cui è frammentato il mercato del lavoro.