Una sitcom come glossario del diritto del lavoro e delle relazioni industriali? Il caso Superstore

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Quando si prende in considerazione l’ambito scientifico del Law & Humanities1 si potrebbe essere portati a pensare a quell’intreccio tra il diritto e le diverse forme di rappresentazione artistica della realtà, avendo in mente la cultura alta o riconosciuta come tale. Declinandolo nel settore lavoristico, a venire in mente sono i film, da Charlie Chaplin a Ken Loach2, oppure i romanzi, da Dickens alla letteratura sulla precarietà di inizio millennio3, o ancora la pittura4, il teatro5 e la poesia6

Nella costruzione di una cultura del lavoro e dei diritti, però, c’è, da sempre, anche molto di una cultura più popolare, a cominciare da quella musicale, dai canti di lavoro alla canzone d’autore o al rock7, per arrivare addirittura alle nuove forme di espressione della street art 8. Di conseguenza, con il moltiplicarsi delle forme e dei canali di espressione si stanno moltiplicando anche i canali del multiforme e vicendevole contatto tra arti, lavoro e sua regolazione. Un ambito a quanto consta poco esplorato, ma che si ritiene di grande interesse, è quello della sitcom (o situation comedy), ovvero di quella rappresentazione televisiva che per definizione si interessa, con toni leggeri e scherzosi, di situazioni della vita quotidiana che si svolgono in un ambiente fisso9. Due, in particolare, sono i motivi di tale interesse. Da un lato, nel momento in cui il contesto di riferimento per lo svolgersi di tali vicende della vita quotidiana è rappresentato (anche) da un ambiente lavorativo, i contenuti della stessa, ancorché con i già richiamati toni leggeri, offriranno una rappresentazione di rapporti e attività lavorative per come concepiti in un dato momento storico. Per avere una rappresentazione dell’evoluzione delle dinamiche del lavoro e del mercato del lavoro in periodi diversi basterebbe confrontare una serie televisiva degli anni Sessanta o Settanta con una dei giorni nostri: si pensi, per esempio, a come sia distante la cultura del lavoro che emerge da una serie come Vita da strega, andata in onda tra il 1964 e il 1972, rispetto a quella che caratterizza i giorni nostri, a cominciare dalle dinamiche dell’occupazione femminile e dai ruoli di genere10.