Vaccini e green pass nel sistema di prevenzione del rischio pandemico

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Sommario: 1. L’impatto degli eventi sulla sicurezza sul lavoro. 2. Pandemia e prevenzione. 3. Pandemia, prevenzione e responsabilità. 4. L’ingresso sulla scena dei vaccini. 5. La problematica evoluzione della disciplina dell’obbligo vaccinale e del green pass. 6. La razionalizzazione della disciplina dell’obbligo vaccinale. 7. L’assestamento della disciplina del green pass. 8.Tutela della salute pubblica o della salute sul lavoro? 9. Conclusione.

1. L’impatto degli eventi sulla sicurezza sul lavoro

Com’era facilmente prevedibile, la pandemia da SARS-CoV-2 ha riportato al centro del dibattito politico e scientifico il tema della tutela della salute e della sicurezza di chi lavora: un tema che, nonostante la sua attualità perdurante da fin troppo tempo, ha registrato in passato altalenanti indici di interesse, per lo più coincidenti con vicende drammatiche. Basterebbe ricordare – una per tutte – come anche la spinta decisiva all’emanazione del d.lgs. n. 81/2008 fu impressa soprattutto dalla unanime indignazione – di cui si fece interprete lo stesso Presidente della Repubblica – per l’orrenda morte di sette operai avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 in un impianto siderurgico torinese prossimo alla dismissione nel quale, anche per questo, vi erano macroscopiche carenze delle misure di prevenzione. Fu infatti quella tragica vicenda ad accelerare il processo di attuazione della delega legislativa conferita dalla l. n. 123/2007, la quale non solo stava procedendo a rilento, ma rischiava perfino di arenarsi definitivamente a causa dello scioglimento anticipato delle Camere che pose fine anzitempo alla XV Legislatura. Dunque – si dirà – nulla di nuovo sotto il sole. Infatti, di fronte alla grave minaccia dell’eccezionale emergenza pandemica per l’incolumità di chiunque, sarebbe stato impossibile non dedicare particolare attenzione anche alla salute e alla sicurezza di chi lavora. Eppure, rispetto ad altre occasioni, forse una differenza c’è stata, e non di poco conto. Infatti, mentre quasi sempre la reazione ai più eclatanti eventi infortunistici si è tradotta soprattutto nella richiesta di maggiori controlli e di sanzioni più severe – un fenomeno ripropostosi anche di recente dinnanzi alle ripetute morti sul lavoro verificatesi in questa delicata fase di c.d. “ripresa” o “ripartenza” alla quale il Governo ha risposto con l’emanazione del d.l. n. 146/2021 –, nel caso della pandemia, per le più che ovvie caratteristiche di tale evento, l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla dimensione della prevenzione del rischio in atto.