Lo sciopero polverone: si può contenere?*

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Sommario: 1. Come cambiano i conflitti. 2. Una nuova generazione di sindacati e di conflitti. 3. Ricostruire un equilibrio tra articolazione ed aggregazione nei conflitti. 4. Si può attenuare l’impatto dei conflitti terziari “a catena”?

1. Come cambiano i conflitti

In un recente scritto1 Giuseppe Santoro Passarelli ha attirato l’attenzione sulla opportunità di mettere in evidenza e rafforzare il collegamento tra proclamazione dei conflitti e rappresentatività degli attori sindacali. Certamente questa ipotesi di lavoro mette a fuoco una delle ragioni per il possibile perfezionamento della regolazione dei conflitti nei servizi essenziali. In effetti, come confermano le statistiche internazionali, il volume dei conflitti tende a non crescere in tutti i paesi avanzati (ed anzi si riduce da alcuni decenni). Questo fenomeno riguarda anche il nostro, sia pure con qualche eccezione e devianza. Ma la questione centrale è che, nonostante questo trend generale, pure sussistono micro-conflitti epidermici in alcuni servizi, i quali producono disagi e impatti decisamente superiori al numero dei partecipanti. In realtà gli scioperi stanno cambiando pelle, e la cambiano anche in rapporto al fatto che in certa misura i soggetti promotori sono diversi da quelli passati. Ma essi si modificano, per così dire evolvono, perché si muovono all’interno del quadro di regole date, che funzionano come portatrici di vincoli ed insieme di opportunità per le modalità d’azione adottate da questi diversi soggetti.
Come ci ricorda nelle sue Relazioni annuali la Commissione di garanzia sullo sciopero, l’azione e l’intervento della Commissione fanno registrare un successo crescente, e segnalano anche un forte adattamento ad opera di tutti, o quasi, i sindacati che si muovono in questa vasta e turbolenta arena dei servizi essenziali. Ma il successo delle regole vigenti non equivale automaticamente al tramonto di ogni conflitto. In realtà proprio nell’adattamento alle regole in materia di conflitti nascono attori e comportamenti nuovi (almeno in certa misura) che puntano a sfruttare o eludere a loro vantaggio proprio i paletti che delimitano l’esercizio dello sciopero.
Ma dunque se stiamo parlando di cambiamenti imprevisti, e per certi versi sfuggenti, di che cosa parliamo esattamente? Intanto il nostro osservatorio – va precisato – riguarda in modo particolare il trasporto locale e ferroviario che da tempo risulta uno degli epicentri dei conflitti terziari (secondo la definizione ormai classica che ne fu data da Accornero)2. Prendiamo alcune informazioni selettive e relative ad alcune delle aziende che operano entro questi settori (anche se possiamo considerare la presenza di trend analoghi in gran parte dei servizi essenziali, e sicuramente in tutti i settori del trasporto).