Le catacombe di Napoli. Il patrimonio di una comunità Lectio Magistralis*

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Sommario: 1. Premessa. 2. La forza generatrice di una tomba vuota. 3. Dio abita qui?. 4. Il patrimonio culturale e la sua generatività. 5. Sognare tutto il sogno. 6. Sulle spalle dei giganti.

1. Premessa

Non ci interessa un divino che
non faccia fiorire l’umano. Un
divino cui non corrisponda la
fioritura dell’umano non merita
che ad esso ci dedichiamo.
DIETRICH BONHOEFFER

Quando ero un giovane prete, quando ancora non erano stati conferiti all’Istituto Centrale del Sostentamento del Clero i beni immobili e fondiari delle parrocchie, fui testimone di un incontro tra il mio parroco e il cardinale Corrado Ursi: un incontro che ha segnato per sempre il mio approccio teorico e pratico ai beni ecclesiastici. La parrocchia di cui ero viceparroco possedeva come sua dote un terreno di quarantatremila metri quadrati in provincia di Napoli: e ogni anno i quattro contadini portavano al parroco insieme ai frutti della terra una forfettaria e bella banconota da centomila lire. A un certo punto l’interesse per questo appezzamento di terreno da parte dei tecnici preposti ad amministrare i beni della chiesa di Napoli si fece notevole. Iniziarono a parlare della necessità di migliorare le rendite della parrocchia e della possibilità di vendere il terreno a un prezzo favorevole all’ente ecclesiastico. Addirittura nove appartamenti, ciascuno del valore di circa sessanta milioni di lire, che avrebbero garantito una rendita annua di circa tre milioni. I bravi e solerti burocrati prepararono con cura tutta la documentazione e pattuirono con i compratori il prezzo. Naturalmente si preoccuparono di dotare l’istanza del parroco di tutte le autorizzazioni possibili da parte dei vari organismi preposti in curia al controllo e riuscirono a far firmare un compromesso di vendita.