Discorso critico sul diritto del lavoro

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La scienza del diritto del lavoro ha avuto, nel secondo dopoguerra, un ruolo esemplare. Nata dalle rovine del diritto corporativo, è stata un modello per forza ricostruttiva, capacità di critica e di commento, presenza nello spazio pubblico, abilità propositiva (non si dimentichi che, nelle sue grandi stagioni, la scienza giuridica è stata sempre al servizio della società). Inoltre, non è stata malata di astrattismo, di positivismo e di dogmatismo, come altri rami del sapere giuridico.
Ad un certo punto, tuttavia, essa ha cominciato ad avvitarsi su se stessa. Posso indicare questo punto nel momento in cui Giugni ha osservato che, al fondo, legislazione e contrattazione sono la stessa cosa, perché i sindacati possono contrattare sia con l’esecutivo, sia con il legislativo. Qui ho visto i segni di un cedimento, tanto più rilevante in quanto veniva da chi aveva impostato le tavole del nuovo diritto del lavoro nel dopoguerra, definendolo, sulla scia di un Santi Romano rivisto in chiave normativistica, un “ordinamento intersindacale”.
Come si può mettere sullo stesso piano la legislazione negoziata – sperimentata altrove, ma in contesti e circostanze diverse – e la contrattazione? Una contrattazione con organi legislativi, ben poco attrezzati a svolgere il ruolo di controparte in una trattativa sindacale, sarà necessariamente falsata dal ruolo rappresentativo generale del Parlamento. Una negoziazione che sfocia in legge assumerà una forza giuridica ben diversa dal contratto.
Ritengo, quindi, utile una riflessione generale sullo stato attuale del diritto del lavoro, alla quale vorrei contribuire con poche, scarne riflessioni su tutti i temi rilevanti, il lavoro, il sindacato, il lavoro nella Costituzione, il posto dei lavoratori nello spazio pubblico, quello dei lavoratori nell’impresa, la democrazia. Queste riflessioni non considerano due altri aspetti, di contesto,che pure sono molto rilevanti: quello dell’impresa e dei datori di lavoro in generale, che non hanno favorito la modernizzazione della disciplina, e quello della società e della politica, che hanno sia delegato ai sindacati, sia approfittato di essi come fattore di contenimento della protesta sociale.